Nel 2025, siamo sommersi da contenuti. Molti sono scritti (o riscritti) da intelligenze artificiali, spesso senza personalità, senza voce. In questo scenario saturo, emergere significa distinguersi con qualcosa che nessuna AI può replicare fino in fondo: l’esperienza umana.
Si è vero, puoi impartire alla AI la “temperatura” e di conseguenza generare un testo più sobrio o più coinvolgente, ma sempre l’AI lo fa e quindi sempre secondo schemi pre-confezionati.
Gli utenti – e Google – cercano autenticità. Contenuti che parlano con una voce vera, vissuta. L’algoritmo cambia, ma una cosa resta: la fiducia si guadagna, non si genera.
Google stesso utilizza l’intelligenza artificiale e tra i vari task di essa c’è quello di comprendere se un testo di un sito web è esso stesso generato da una AI. Ogni AI utilizza un modello di generazione di linguaggio e “lascia una firma”. Avete presente grandi pittori che firmano i loro quadri non con il loro nome ma uno pseudonimo? Altri addirittura nemmeno quello ma semplicemente con dei simboli o tratti nascosti dai quali si evince l’artista.
Alla stessa stregua ogni AI lascia una traccia particolare di se e quindi Google è assolutamente in grado di comprendere se un contenuto è autentico oppure è un copia e incolla.
Tutto ciò senza considerare che oggi l’AI esplora internet e quindi, specialmentre su contenuti “di tendenza” attinge proprio dalla rete e capirete che il rischio che generi una “minestra riscaldata” è elevato.
Uno dei problemi del futuro, in merito all’utilizzo di intelligenza artificiale sarà proprio questo: contenuti autoreferenziali e costruiti in maniera “circolare” ovvero rigenerati o riassemblati a partireda loro stessi!
Cosa significa creare contenuti autentici oggi
Essere autentici non vuol dire essere perfetti, ma credibili, trasparenti e riconoscibili.
Ecco i fattori che possono rendere autentico un contenuto:
- Racconta un’esperienza personale o aziendale reale.
- È scritto da una persona riconoscibile (nome, volto, voce).
- Include opinioni, errori, dubbi, non solo “verità assolute”.
- Non è scritto per tutti, ma per qualcuno di specifico.
Gli ultimi due punti devono far riflettere: eh si, l’errore è umano ed è proprio quello che contraddistingue l’autenticità! Ma cosa significa “non è scritto per tutti”? Significa che è stato individuato un target ben preciso e tale processo non è figlio di una iterazione probabilistica ma frutto di ragionamento umano.
Vorrei qui fare un inciso: anche se molti lo credono è importante essere consapevoli che l’intelligenza artificiale non pensa (non ha opinioni), non ragiona (agisce in modo predittivo-probabilistico), non comprende (per il modo di agire detto prima).
Charles D. Rome
Cosa valuta Google per capire se un contenuto è autentico
Google non ha emozioni, ma ha segnali per capire se un contenuto è “umano” e utile davvero. Alcuni indicatori:
- Author entity: esiste una pagina autore? È collegata ad altri contenuti, social, bio?
- E-E-A-T: esperienza, competenza, autorevolezza, affidabilità.
- Dati originali: grafici, test, benchmark creati in prima persona.
- Interazioni reali: commenti, risposte, backlink naturali.
- Stile e tono coerenti: un autore umano ha voce riconoscibile, non piatta.
Se usiamo strumenti come ChatGPT, dobbiamo assicurarci che il testo venga rielaborato con la nostra voce. L’AI può aiutare a organizzare, non a sostituire il pensiero.
Spesso si pensa che autenticità significhi lentezza. In realtà, si può essere autentici anche senza perdere velocità. Si può usare l’AI per organizzare contenuti, per determinare uno stile di scrittura e perchè no per aggiungere aspetti che se avessimo dovuto trovarli da soli avremmo impiegato ore.
Conclusione
Possiamo usare l’AI per produrre, organizzare ed anche avere spunti di idee per i nostri contenuti ma sempre tenendo a mente che essa non pensa, non comprende, non ragiona. A queste tre cose dobbiamo pensarci noi!